mercoledì 3 maggio 2017

The Ruins of Beverast - Exuvia: dietro nel tempo e sotto negli abissi

(Recensione di Exuvia dei The Ruins of Beverast)


La natura è sempre saggia, tanto che dovremmo ascoltarla molto di più. Ci insegna l'adattamento, ci dimostra come è saggio cambiare como cambia il tempo, cambiare per affrontare tutto quanto da un'altra ottica. Per quello ogni spezie ha il suo proprio modo di vivere i cambiamenti, di difendersi, di preservarsi, di evolversi per essere ancora più forte.

Exuvia è il titolo del disco del quale mi occupo quest'oggi. E' il quinto LP dei tedeschi The Ruins of Beverast, one man band già protagonista di un'altra recensione su questo blog, quando vi ho descritto il loro EP Takitum Tootem! (se avete voglia de leggere la recensione eccola qua). Alla distanza di pochi mesi eccoci qua con un lavoro ambizioso, complesso, denso e molto intelligente. E forse proprio l'EP che ha fatto da apripista ci ha fornito degli indizi fondamentali per capire anche questo disco. Grazie alle due tracce di quel lavoro, un brano inedito ed una cover dei Pink Floyd, era chiaro che oltre al black metal c'erano altre due anime che convivevano, cioè quella tribale e quella psichedelica. Exuvia è la conferma. Come se ci fosse il bisogno estremo di cambiare pelle e di rinascere con nuove caratteristiche, ecco cosa c'è in questo lavoro. Il black metal  è molto presente, molto ben suonato ma tutto il resto da una dimensione unica a questo lavoro, un'intensa originalità che lo rende un lavoro bellissimo, sentito e tutt'altro che scontato. 

Exuvia

Sorprende la durata dei brani di questo Exuvia, perché tutti i brani superano i sette minuti arrivando addirittura ai quindici minuti. Questa è una prerogativa che generalmente appartiene al metal progressivo o alla musica d'ambiente, dove la reiterazione ossessiva di certe idee diventa fondamentale per guidare l'ascoltatore attraverso una serie di paesaggi sonori. La lunga durata dei brani di questo lavoro di The Ruins of Beverast trova giustificazione più nel secondo punto. C'è bisogno di seguire un filo logico onnipresente che fa capire qual è il mondo nel quale siamo condotti. Un mondo d'abissi, di ombre, di mistero. Un mondo dove l'assenza di luce naturale è pesante quanto la reiterazione di certi frassegi, come a ricordare che quello che manca è prezioso. Il quadro si completa con la coabitazione di altri stimoli. Come quello dei cori ecclesiastici, quello di un'acidità lisergica, quello della potenza irrefrenabili del black metal e quello del ritorno alle origine regalato dai suoni più tribali. 

Infatti Exuvia da l'idea di un viaggio ancestrale che va oltre a quello che ci è stato insegnato a scuola. Questo viaggio va all'essenza dell'origine dell'ombra, alla creazione degli abissi, perché sotto la superficie c'è sempre tanto. The Ruins of Beverast regala questo relato musicale complesso, intenso che ci fa immergere completamente in questo ambiente dove l'aria è rarefatta, dove ci sono forme inimmaginabili, dove l'ombra regna sovrana senza alcuna voglia di essere illuminata. Ma la cosa interessante è che questi posti sono esistiti da sempre ma l'uomo ha cercato di starne alla larga, alimentandone la dimensione di occulto e di vietato ma, nello stesso tempo, divinizzandola. Per quello questo disco è monumentale.

The Ruins of Beverast

Vi ho parlo della lunghezza dei brani che formano questo disco ed adesso voglio approfondirne due:
Il primo è Exuvia. Il brano più lungo, più oscuro, più ricercato. Apre questo disco magistralmente perché sin da subito ci porta in un mondo che non è il nostro mondo di tutti i giorni. Una linea dissonante di chitarra ci accompagnerà praticamente durante l'intera durata di questo disco facendoci capire che quello che abbiamo di fronte è diverso da quello che abbiamo sempre conosciuto. E' un brano di un'intensa unica, che non si disperde mai anche se la sua durata supera i 15 minuti. Un capolavoro.
Dalla canzone più lunga a quella più breve. E' la nuova versione di Takitum Tootem! Ma mentre nell'EP omonimo il sottotitolo era War dance in questo caso è Trance. Perché quella è l'intenzione di questo disco. Quell'anima tribale c'è sempre ma non è più di questo mondo. Non è soltanto primitiva ma diventa anche cosmica, come se la guerra che bisogna combattere si sviluppi anche in altre aree cosmiche. Come se il mondo che pensiamo sia nostro mondo in realtà sia solo la punta dell'iceberg, e tutto quello che non si vede deva essere affrontato, finalmente.



Exuvia è uno di quei dischi dei quali è difficilissimo trovare un appunto negativo. Non solo è molto ben costruito ma lo è partendo da un'opera monumentale, con brani che crescono sempre di più toccando delle vette molto alte in lunghi sviluppi. Il suono dei The Ruins of Beverast è un contributo prezioso ad un black metal che ha bisogno di queste aperture come il deserto ha bisogno dell'acqua. C'è molto da imparare da questo disco.

Voto 9/10
The Ruins of Beverast - Exuvia
Ván Records
Uscita 05.05.2017


Nessun commento:

Posta un commento